HANS HARTUNG
dal 29/9/2006 al 23/12/2006
La mostra realizzata direttamente in collaborazione con la Fondation Hans Hartung et Anna - Eva Bergman di Antibes, propone una selezione di carte - un superbo corpus omogeneo risalente agli anni 1955/58 - e un’importante rassegna di dipinti, anche di grandi dimensioni, dell’estremo ed ancora meravigliosamente sorprendente Hartung, realizzati negli anni 1987/89.
Scrivono in catalogo:
“... Ove le linee, i segni, via via, accumulandosi costruiscono una serie di correlazioni risultanti da una continua processualita', da un costante soppesare e reagire della mente e dell’emozione, che sviluppa cosi' un complesso di connessioni, dipendenze e corrispondenze, di forze, dove, dandosi in un insieme unitario, e' impossibile distinguere quanto e' reso dall’istintivita' e quanto e' dovuto al raziocinio. Esse, nella loro atmosferica profondita', nell’instancabile indagare del gesto nelle sue differenti determinazioni segniche, instaurano e rispondono a forme di consapevolezza intuitiva, sorta di conoscenza organica, immediata affermazione dell’Essere…" Domenico D’Oora
“…Ma H.H., ed e' cio' che piu' conta, oltre che ad essere un “astrattista" e' soprattutto un pittore con tre “A" : Ahnung-Aufklarung-Aufhebung, attenzione-chiarezza-ripensamento. E’ questa la “tripla A" che fa di ogni ‘capacita' trasformatrice’, di ogni forma di ‘creativita'’, in ogni ambito, una capacita' autentica e di qualita'; senza ‘attenzione’ e ‘chiarezza’ non si fa ‘ripensamento’, trasformazione, ma solo epigona e inane manipolazione, citazionismo, scopiazzatura-spazzatura…" Maurizio Medaglia
“…Alcune carte di Hartung evocano le piume di un corvo nero, l’effige stilizzata di un segno-corvo, la visitazione notturna di un volatile maledetto evocato in una celebre lirica di Edgar Allan Poe. Il segno e' un visitatore non invitato, una forza sinistra che bussa alla porta, un’ombra dietro la tenda, il presagio oscuro che annuncia con la sua nuda presenza un ritornello sfingico di silenzio carico di ambiguo mistero, una potenza diabolica dell’avvenire in uno specchio nero. L’ombra di un segno, un segno d’ombra." Vittorio Raschetti